La città visibile
Progettazione e realizzazione di 10 videoinstallazioni interattive.
La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, virgole (Italo Calvino, Le città invisibili).
Non c’è nessuna fotografia, nessun filmato che da solo possa descrivere una città come Bergamo; una città che è uscita indenne dalle colate di cemento e dalle brutte periferie realizzate in tante altri centri urbani negli anni Sessanta e ha mantenuto intatta sia la magia della parte medioevale e rinascimentale, sia la vitalità del nuovo centro costruito tra le due guerre mondiali.
Bergamo è una città da assaporare passeggiando sul suo grande viale così come tra le stradine del centro in città bassa o in città alta; ed è con questo principio che abbiamo realizzato “La città visibile”: fotografie, filmati d’epoca, oggetti “sorprendenti”, realtà virtuale, interviste e un laboratorio di lettura dell’immagine invitano il visitatore a passeggiare nella mostra, sedersi nel suo cinema o ai tavolini che ci riportano all’atmosfera degli anni Cinquanta e Sessanta.
Non una mostra fotografica, ma un’esposizione che intende “vivificare” i luoghi, i volti, le diverse anime di una città, che ha conosciuto tra il 1870 e il 1960 gli anni del suo profondo cambiamento.
La fonte principale alla quale la mostra attinge è l’archivio fotografico Sestini, depositato presso il nostro Museo: una preziosità dovuta alla capacità di Domenico Lucchetti di raccogliere, in decenni di attività, il materiale fotografico e cine necessario alla costruzione di una fototeca cittadina con ampi squarci su tutto il mondo e la sensibilità della famiglia Sestini, che, pure con proiezione internazionale, ha voluto donare alla città la possibilità di riflettere sul suo passato, anche quello più recente, perché, come dice il presidente Roberto Sestini: “non è forse vero che senza passato non si costruisce il futuro?